venerdì 15 maggio 2015

LE MANI SULLE PENSIONI

Sulle pensioni ci sarebbe da scrivere libri assai ponderosi anche perchè sono pochi a conoscerne la storia nel nostro Paese.

Ero ragazzino ma ricordo bene le discussioni a tavola fra mio nonno e mio papà, entrambi dirigenti, erano stranamente accalorati per un provvedimento preso dal governo di allora in materia pensionistica; le cose funzionavano così, i lavoratori di ogni ordine e grado ( quelli normali e non statali ovviamente) dovevano accantonare parte delle loro retribuzioni, accantonare...se avete dubbi andatevi a consultare il vocabolario, nelle casse dell'INPS la quale doveva gestire le somme così raccolte con l'oculatezza del "buon padre di famiglia" per poi pagare, dopo 35 anni di accantonamenti effettuati, le meritate pensioni; in altri termini su ogni banconota versata era come se ci fosse scritto il tuo nome e cognome.

C'erano però alcuni problemini, non è che si poteva pretendere che un pubblico dipendente stesse lì ad annoiarsi per 35 anni, c'è un limite alla crudeltà mentale no? 19 sei mesi e un giorno bastavano e avanzavano, mai capito le menti dei burocrati incapaci di dire vent'anni o comunque cifre tonde.
Questi, chiaramente, non avevano accantonato abbastanza per una pensione decente, ma che problema c'è, le casseforti dell'INPS scoppiavano di denaro, di altri ma scoppiavano, si pesca da lì no, tanto chi se ne accorge.
Per di più quel denaro o non veniva gestito affatto o veniva gestito malissimo quindi a che pro tenerlo li a fare nanna.
E iniziò la predazione, risultato? Si dovettero inventare il "tetto contributivo", sino ad un certo importo che adesso non ricordo seguitavi ad accantonare, dopo ciò che versavi diventava un contributo nell'interesse generale, vagli a spiegare che in questo modo il "contributo" di fatto era una imposta in violazione dell'Art.53 della Costituzione.
La deriva era inesorabilmente iniziata e quando un politico scopre una piatto ricco è incapace di frenarsi. Alla perenne caccia di voti eccoli venirsene fuori che le pensioni vanno date a cani e porci, con rispetto parlando, compresi quelli che non avevano mai ne accantonato ne contribuito, il che portò a cancellare del tutto gli accantonamenti, solo contributi per poter poi dire che tu paghi la pensione a chi ti ha preceduto, chiaro il trucco? Non che non fosse giusto garantire una pensione a tutti, intendiamoci, ma doveva essere fatto a carico della fiscalità generale e non a carico dell'INPS.
Per di più c'erano questi Agnelli che facevano molte belle cose ma anche parecchie schifezze, i guadagni relativi alle prime se li mettevano in tasca i costi delle seconde...li caricavano sullo Stato, e chi paga la cassa integrazione? L'INPS, lo Stato non può perchè già spende un sacco di soldi a comprare "fiattate" che neppure il Burundi di allora avrebbe comprato.
A questo punto tutto era diventato possibile, sorsero come i funghi gli imprenditori stile Agnelli, l'INPS è un bancomat, fai il deputato per un giorno? Pensionciona garantita a...spese altrui, che poi altrui è sempre il solito quello che lavora, tira la carretta e paga.
Insomma dai, sono tutte cose che abbiamo sotto agli occhi.

Adesso ci vengono a dire che siamo dei privilegiati, che le pensioni ce le pagano i poveri precari e i "migranti", che quelli più vecchi fanno schifo perchè la pensione è parametrata allo stipendio, e qui due cosine due le vorrei aggiungere...siccome noi non si lavorava per lo Stato, non è che lo stipendio ce lo regalassero, se avevi un buon stipendio era perchè te lo eri meritato lavorando, parola strana per statali e politici, adesso spiegami per quale stravagante motivo se io con il mio impegno mi sono guadagnato un certo livello di vita dovrei avere un peggioramento nel momento in cui dovrei, invece, raccogliere i frutti di una vita, le ho pagate le imposte? Sì! Le ho pagate le tasse? Sì! Ho effettuato gli accantonamenti pensionistici che tu chiami impropriamente contributi? Sì! Pagami, maledetta carogna, che io ti ho pagato per tutta la vita e seguiterò a pagarti finchè campo.
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