venerdì 13 febbraio 2015

LA GRECIA PUO' CONTAGIARE L'EUROZONA?


Come ho già detto, lo scenario della Grecia fuori dall'euro,  per il momento, non è uno scenario tanto credibile da parte delle maggiori case d'investimento (e mi sfugge il perché, a dire il vero. Ma anche no) anche se stanno lentamente riformando l'orientamento. A mio parere, invece, le possibilità stanno aumentando significativamente e il tempo non gioca certo a favore. Allo stato attuale,  rimango dell'avviso che lo scenario più probabile sia quello di un accordo ponte in extremis, in modo da guadagnare del tempo per poter giungere ad un'intesa  più ampia, anche se, secondo me, il perimetro entro il quale costruire un nuovo accordo si fa sempre più stretto, considerata la scarsa possibilità di conciliare il programma di Syriza con le logiche della zona euro. Quindi non è solo una questione di ristrutturazione del debito o di nuovi accordi con la Troika. La questione è molto più ampia, complessa  e articolata.

Come che sia, intanto occorre segnalare che autorevoli commentatori iniziano a parlare apertamente del fatto che la Grecia uscirà dall'euro.
Ad esempio, è il caso di Alan Greespan (ex banchiere centrale della FED) che dice:
"Non vedo come rimanere nell’euro possa aiutare i greci e certamente non vedo come la permanenza della Grecia possa aiutare il resto dell’eurozona. Penso sia solo questione di tempo e poi tutti si accorgeranno che la migliore strategia è il distacco. La Grecia - aggiunge Greenspan - non è nella condizione di poter ottenere altri prestiti, quindi andrà in bancarotta e dovrà uscire dall’eurozona" (fonte: Il Sole 24 Ore)
Il premier inglese Cameron, proprio ieri, ha convocato una riunione d'emergenza a Downing Street per preparare il Governo di Londra a una possibile uscita della Grecia dall'eurozona, al fine di contrastarne  i rischi. (Fonte Il Sole 24 Ore). Dubito che le altre cancellerie europee non si siano attivate, più o meno segretamente (oddio, qualche dubbio ce l'avrei, per qualche paese....).

Tuttavia, molti autorevoli commentatori, per lo più appartenenti alla nomenclatura politica e finanziaria dell'eurozona,  sembrano ostentare grande sicurezza (apparente) sul fatto che la Grecia fuori dall'euro non sarebbe un problema.

E' una balla colossale.

La Grecia fuori dall'euro,  di  problemi ne creerebbe assai, eccome se ne creerebbe. Trascuriamo i 260/270 miliardi di euro in pancia alle varie istituzioni (Bce compresa), che comunque dovrebbero subire delle perdite. Non mi sembra un fatto da poco. Ma ci sono anche altre questioni.
Innanzitutto, contrariamente a quanto afferma Mario Draghi,  verrebbe confermato il fatto che l'euro è reversibile: se la Grecia esce dall'euro,ciò significa che per la Grecia l'euro è reversibile. Quindi, se oggi è toccato alla Grecia, chi dice che domani non possa toccare alla Spagna, al Portogallo, all'Italia, o alla Francia? Certo, sono nazioni che hanno situazioni ancora abbastanza (non del tutto) lontane dalla Grecia (per il momento). Ma chi sarebbe disposto a scommettere che questi paesi non possano seguire la stessa strada delle Grecia, se dovesse uscire dall'euro? Ecco quindi che monterebbe la diffidenza per la tenuta di quei paesi mediterranei più vulnerabili, che potrebbero subire anche fughe di capitali. Poi, c'è anche chi si fa molte fantasie sul fatto che  la situazione di oggi è molto diversa rispetto al 2012: c'è l'ESM, ci sono gli OMT della Bce e in ultimo anche il QE, si dirà.

Sicuramente vero, ma queste sono essenzialmente tutte misure "tampone" orchestrate per guadagnare tempo e per cercare di salvare l'euro da se stesso, nella speranza che la politica faccia dei passa in avanti verso la creazione di un'area fiscalmente  unita, in grado di compensare al proprio interno gli squilibri prodotti da aree economiche  strutturalmente  (e geneticamente) diverse e forse mai conciliabili.

Qualche settimana fa, Pimco, il più grande asset manager al mondo, sempre a questo proposito, in un suo rapporto ha affermato:

"Non vi sono esperienze storiche che possano corroborare questa tesi (dell'irreversibilità dell'euro,  N.d.r), nel contesto di un grande unione monetaria di paesi.  La zona euro probabilmente potrà durare più a lungo con una politica monetaria espansiva, ma durerà solo con riforme strutturali e una gestione fiscale centralizzata. Di conseguenza,  gli investitori a lungo termine  potrebbero voler continuare a porre enfasi sulle attività che beneficiano dell'orientamento accomodante della BCE, ma anche tenere d'occhio le autorità fiscali (i governi, Ndr). Senza il loro contributo, la crisi del debito sovrano in Europa è tutt'altro che conclusa"

Vi faccio una domanda: quanto pensate possa essere concreta una simile possibilità? E se si, tra quanto tempo? Dal mio punto di vista appare assai improbabile. Poco fa mi è capitato di leggere che la Grecia ha chiesto 160 miliardi alla Germania per i danni subiti dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Ovviamente, la richiesta è stata rispedita al mittente. Non entro nel merito del fatto che la Grecia abbia avanzato questa pretesa o che la Germania l'abbia rifiutata: non è questo il punto. Il punto è che non mi sembra un contesto particolarmente propizio per favorire la creazione di un "super stato " europeo. Di certo, a parer mio, l'euro e soprattutto la gestione della crisi da parte della politica europea hanno ampliato le distanze tra gli stati, invece di unirli. In altre parole, la crisi è più un elemento di divisione, che di unione.

Quindi, non vedo il motivo per il quale i mercati non dovrebbero "scommettere" sul fatto che altri paesi possano abbandonare la moneta unica. In Spagna, che non è esattamente la Grecia, si vota a fine anno, Da quelle parti c'è Podemos che è dato come primo partito nei sondaggi. Podemos è un po' la versione spagnola di quello che è Syriza in Grecia e, stando a quanto è dato capire, è assai difficile da disinnescare nell'ascesa alla conquista di consensi elettorali.


  
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