venerdì 23 gennaio 2015

Demos = Popolo, Crateo = Governare



Ma perchè insistiamo a parlare di quello che non può esistere? Demos = Popolo, Crateo = Governare, può in una società moderna caratterizzata da ampie estensioni territoriali ed elevate densità demografiche governare il Popolo? Certamente no, è un'utopistica demagogia. 
Si deve prendere atto che è necessario delegare e poichè un delegato altro non potrà fare che il delegato appunto si deve anche predere atto che la politica oggi non può che essere una professione. Se si parte da questi presupposti ineludibili allora si può tendere a sistemi politici che assomiglino quanto più possibile alla Democrazia limitando i danni che le mille perversioni della simil-democrazia comportano.
In Italia, ma non solo, si vede chiaramente a quale depravazione si possa arrivare quando i Popoli lascino le redini sul collo ai delegati. 
Fra i principi fondanti del Diritto Romano ve n'è uno sul quale è opportuno riflettere "Delegatus delegare non potest", questo è un fondamentale vincolo. 
Chi, infatti, tenderà a delegare un delegato? Forse uno vicino agli interessi della collettività o uno che sia funzionale agli interessi di chi delega? E noi oggi, attraverso una progressiva degenerazione, ci siamo ridotti non solo a delegare fumose e mutevoli organizzazioni, ma accettare che queste, a loro volta, instaurino una interminabile e confusa catena di deleghe sempre meno vincolate all'interesse comune e sempre più strumentali all'interesse di parte.
Abbiamo anche perso di vista un altro punto cardinale: il delegato vive di consenso senza il quale non ha potere. 
C'è un solo modo possibile per gestire il consenso ed è renderlo concreto attraverso una fitta rete di interessi reciproci. In altri termini il corrompere ed il farsi corrompere è l'humus fondamentale del delegato. C'è modo di difendersi da tutto ciò o quantomeno di contenerlo entro limiti accettabili? La nostra distrazione ha permesso che si consolidasse forse la peggiore delle degenerazioni inevitabili della Democrazia che è la Partitocrazia al punto che questa ha potuto a sua volta degenerare in una oligarchia partitocratica la cui essenza non può che essere la disgregazione di ogni valore morale ed etico della società perchè non solo si deve far fronte ai costi notevoli della gestione del consenso ma anche a quelli delle strutture sempre più pervasive che si devono creare per gestirlo. 
Occorre allora ritornare all'inizio, non possiamo fare a meno dei professionisti della politica ma possiamo pretendere che siano vincolati da mandati stringenti ed ineludibili, possiamo pretendere di votare persone e programmi e non le organizzazioni politiche che li sostengono, non deleghe ampie e date a ben precise persone, che si facciano sostenere e finanziare, alla luce del sole ovviamente, da chi diavolo vogliono ma loro e solo loro rispondano delle loro azioni. 
Si debbono porre dei limiti temporali e pretendere che i programmi siano con essi compatibili, scale di priorità vincolanti. Non voglio più votare un simbolo, non voglio più dare la mia delega a partiti che spesso cambiano in corso d'opera e tessono alleanze facendo compromessi spesso tradendo la volontà degli elettori. 
E' ben vero che la nostra Costituzione prevede e tutela la libertà di associarsi in partiti politici, ma non dice in nessuna parte che questi debbano essere gli unici detentori dell'azione politica e men che meno dice che debbano essere in alcun modo finanziati dalla collettività. 
Tutto questo deve essere spazzato via per ricondurre la gestione della cosa pubblica ad una interazione stringente fra delegati e deleganti senza alcun compromesso o ulteriori possibilità di delega.
E questo sarebbe solo l'inizio di una ricostruzione della Società. Il Popolo deve pretendere la sua intatta Sovranità alla quale non è lecito porre alcun limite.



"Non dubitate che un piccolo gruppo di cittadini coscienti e risoluti non possa cambiare il mondo. In fondo è così che è sempre andata" (Margaret Mead)
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