domenica 25 gennaio 2015

Lobby al Parlamento Europeo: anche Paperino e il porno fanno pressioni


La maggioranza delle leggi che il parlamento italiano vota, derivano dalle direttive dell’Unione Europea. Tutto quello che conta avviene qui, a Bruxelles. Ma di Bruxelles nessuno vi racconta niente. Curioso, no? E le lobby, nel buio dei media, fanno festa. O pensavate forse che i cattivoni stessero tutti a Montecitorio e a Palazzo Madama? Quelli più pericolosi si aggirano qui, in Belgio. Prendono sotto braccio i parlamentari, sono gentili, li lusingano, fanno gli amiconi, qualche volta fanno cadeaux travestiti da articoli promozionali. Sono come squali che infestano una vasca di tonni freschi, appena arrivati.  E non fanno i vostri interessi, ma i loro. Volete un esempio? Eccolo!




L’unica pirata tedesca eletta al Parlamento Europeo si chiama Julia Reda. Ha 29 anni. Il 10 novembre 2014 è stata incaricata di stilare un rapporto sulla vecchia direttiva europea del copyright, datata 2001. Da allora è stata letteralmente tempestata di richieste di incontro da parte dei rappresentanti dei vari gruppi di interesse. Almeno 86! E lei, ligia a un ideale di trasparenza raro come un diamante prezioso, le ha minuziosamente appuntate tutte, pubblicando poi tutti i dati. Per darmi un’idea, ecco i picchi delle pressioni delle lobby in concomitanza con l’assegnazione del rapporto.


La maggior parte delle pressioni sono arrivate dagli editori, dai distributori, dai gestori dei diritti, dai fornitori di servizi e dagli intermediari, mentre la categoria meno presente, paradossalmente, è proprio quella degli autori. Ecco il grafico a torta (torta è la parola giusta).


L’elenco delle lobby che hanno cercato di influenzare il rapporto di Reda (consultabile qui) è disponibile in un foglio di lavoro pubblicato in rete:clicca qui per leggerlo.
Saltano all’occhio molti dei maggiori player globali, come Google, Apple, Intel, Vivendi, Canal+, Samsung, perfino la Federazione Internazionale dell’Industria della Pornografia e la Walt Disney!.
A ben vedere ne manca una: la lobby dei cittadini. E anche se Julia ha fatto un ottimo lavoro, dando corpo a una richiesta di Transparecy Internationalsull’adozione della legislative footprint (una proposta di documento dove ogni politico dovrebbe annotare il giorno, il luogo, l’interlocutore e l’oggetto della conversazione avuta con ogni lobbista), dobbiamo spingere perché il suo esempio sia adottato da tutti i parlamentari eletti al parlamento nazionale e specialmente al Parlamento Europeo. Infatti, se questi sono i dati relativi a un solo eurodeputato nell’arco di pochi mesi, riuscite ad immaginare quale sabba mefistofelico si scateni intorno ai 751 eurodeputati per un’intera legislatura?
Combattere questo sistema opaco, portandolo alla luce del sole, deve essere un nostro obiettivo primario nell’immediato futuro.


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