mercoledì 10 dicembre 2014

Ecco chi è Salvatore Buzzi la “Formula” vincente dell’uomo delle coop

In Abruzzo grazie ai rifiuti lavora per decine di Comuni


ABRUZZO. Sono molti i Comuni abruzzesi anche piccoli che hanno affidato il servizio di raccolta rifiuti a Formula Ambiente, la mega cooperativa che fa capo anche a Salvatore Buzzi, arrestato nella mega inchiesta romana denominata “Terra di mezzo”.
Dalla provincia di Chieti a quella di Teramo passando per Pescara e L’Aquila la presenza della coop c’è e non sempre è ben vista dai cittadini che qualche volta hanno lamentato anche la scarsa meticolosità nello svolgere il servizio di pulizia urbana.
Buzzi, nell’ambito della maxi inchiesta romana, è accusato di numerosi episodi di corruzione e nella ponderosa ordinanza di custodia cautelare si raccontano svariate vicende di appalti truccati e di pubblici ufficiali corrotti sempre nella zona laziale. 
La corruzione, sostiene l’accusa, era la via facile per arrivare ad acquisire posizioni dominanti e a drenare denaro pubblico che poi finiva in mille rivoli.
Buzzi, braccio destro di Massimo Carminati (già banda della Magliana e «intoccabile perchè avrebbe portato soldi a tutti» grazie ai legami con Finmeccanica) non era solo. 
Buzzi è stato presidente di Formula Ambiente fino al 2012 ed oggi è socio insieme a Carlo Maria Guarany e Alessandra Garrone, membri del cda della stessa cooperativa, Emanuela Bugitti, presidente del cda della Coop 29 giugno, proprietaria del 49% della Coop Formula Ambiente, Paolo Di Ninno, sindaco della società. Tutte persone indagate nella maxi inchiesta sulla mafia romana.
Tra le persone finite nell’inchiesta anche la marsicana Pierina Chiaravalle, nata ad Avezzano il 21 ottobre 1984 e stretta collaboratrice di Buzzi, depositaria dei suoi segreti e delle dazioni. 

Le cooperative fanno impresa e vincono appalti anche in Abruzzo e Formula Ambiente compare nei comuni di Manoppello, Popoli, Cepagatti, Guardiagrele, Torrevecchia teatina, Rosciano, Nocciano, Ovindoli, Roccaraso, Morro d’Oro, Chieti e altri ancora.
A Chieti l’appalto per la differenziata è stato vinto da un’Ati formata da Cns/Mantini, a quest’ultima è poi subentrata Formula ambiente con l’acquisto di un ramo d’azienda. Dentro l’altra mega coop Cns (Consorzio nazionale rifiuti) figura nuovamente Salvatore Buzzi oltre che altre enormi costellazioni dello stesso ambiente come la Manutencoop che pure opera i Abruzzo.
Ad Avezzano invece Formula Ambiente tentò di acquistare azioni di Aciam spa che si occupa dei rifiuti nella zona, tentativo poi arenatosi.
La società «ha interesse strategico a rafforzare la propria presenza in Abruzzo», scrisse alla Segen Spa il 24 settembre scorso il presidente Maurizio Franchini, «attraverso operazioni congiunte con società partners dotate dei necessari requisiti di solidità».
Questo partner solido era stato identificato proprio in Segen e l’idea era semplice: «attraverso conferimenti in denaro di rilevante importo, il consorzio Formula Ambiente è disponibile a partecipare alla acquisizione di quote azionarie di società operanti in Abruzzo». 
L’interesse preminente era l’acquisizione del pacchetto azionario Aciam e Formula Ambiente aveva offerto sul piatto 670 mila euro. 

Buzzi e compagnia hanno poi bazzicato la Linda, la società pubblica di Città Sant'Angelo che si occupa dei rifiuti per qualche anno dal 2005, ricoprendo ruoli apicali gestionali. In Abruzzo avevano più legami e mani tese. 

CHI E’ SALVATORE BUZZI


Il gip Flavia Costantini nell’ordinanza di arresto definisce Salvatore Buzzi «organo apicale di “mafia capitale”».
Condannato agli inizi degli anni ‘80 per omicidio doloso, viene scarcerato il primo aprile 1991 e sottoposto alla libertà vigilata fino al 13 luglio 1992. 
Durante la sua detenzione, inizia a progettare la creazione di cooperative sociali per l’inserimento dei detenuti e delle persone socialmente svantaggiate nel mondo del lavoro, anche attraverso la stipula di convenzioni con il Comune di Roma per la gestione del verde pubblico in alcune aree della città. Non è chiaro quando conosce Massimo Carminati altro criminale noto a Roma e a detta dello stesso Buzzi molto protetto dai poteri forti perché proprio lui consegnava mazzette milionarie in borsoni ai vertici di Finmeccanica.
Buzzi è titolare di ruoli di gestione e controllo nelle cooperative che costituiscono lo strumento imprenditoriale attraverso cui viene realizzata «l’attività del sodalizio».
Si tratta di decine di cooperative tra le quali spiccano “Consorzio Sociale COIN Società Cooperativa Sociale” “Società 29 Giugno Cooperativa Sociale Onlus”, “Sarim Immobiliare S.r.l.”, “Eriches 29 Consorzio di Cooperative Sociali a r.l.” “Tolfa Care S.r.l” “Consorzio Raccolta Differenziata Roma s.c.a.r.l.”, “Consorzio Raccolta Differenziata Tre” “SI.AL. Service s.r.l.” “CNS – Consorzio Nazionale Servizi Società Cooperativa”, “29 Energy Green S.r.l.”
Sul piano strettamente operativo, Buzzi interloquisce direttamente con Carminati sia sulle scelte strategiche che sulle opzioni tattiche, in incontri diretti o attraverso utenze dedicate.
Il rapporto di fiducia tra i due è tale che, in un momento di accentuata criticità per Carminati, nel quale egli temeva un arresto, gli consegna la somma di almeno 500.000 euro, che poi viene investita nell’attività relativa al campo nomadi di Castel Romano.
Il fatto è certo ed è provato da alcune conversazioni intercettate nelle quali è Buzzi a rivelare che, a fronte dell’investimento iniziale pari a 1.200.000 euro, la metà è fornita da Carminati, in contanti in valigette. 
E’ Buzzi a dare le direttive sulla circolazione dei flussi finanziari illegali, come si evince dall’analisi dei reati connessi alla veicolazione di essi, cui integralmente si rimanda, in particolare fornendo direttive a quello che può essere definito il direttore finanziario del gruppo, Di Ninno.
E’ Buzzi a tenere il controllo della contabilità illegale dell’organizzazione, attraverso la sua segretaria Nadia Cerrito, con particolare riguardo all’elencazione dei Piani Urbani corrotti, all’analisi del ruolo della quale si rimanda.
È Buzzi che pone in essere l’avvicinamento dei decisori pubblici, sia con la vecchia che con la nuova amministrazione, in funzione degli interessi del sodalizio. 
È Buzzi protagonista di tutti i fatti corruttivi che vengono contestati, alla cui ricostruzione si rimanda, con indiscusso ruolo di regista di ogni operazione. 
È Buzzi che si occupa di intessere rapporti e costruire percorsi finalizzati ad allocare, nel ruolo di decisori apicali della PA, soggetti prossimi agli interessi del gruppo, come nel caso di Berti e Fiscon .

«LA TESTA DI PONTE DELL’ORGANIZZAZIONE»
Buzzi, nell’esercizio della sua attività corruttiva, «è la testa di ponte dell’organizzazione criminale cui appartiene verso la pubblica amministrazione, attività corruttiva che è lo strumento utilizzato, nel settore in esame, per l’infiltrazione di istituzioni pubbliche, attraverso l’uso di imprese riferibili al sodalizio».
La dimostrazione in concreto della diffusività della sua attività corruttiva si trae –si legge sempre negli atti giudiziari- non solo dagli innumerevoli reati contro la PA che commette, solo in parte oggetto di contestazione nella presente richiesta, ma anche da innumerevoli conversazioni delle quali egli medesimo è protagonista».
Tra le altre, particolare significato assumono le conversazioni che evidenziano l’esistenza di un libro nero, sorta di zibaldone che contiene traccia di tutti i pagamenti effettuati a pubblici ufficiali e considerata da parte di Buzzi, documentazione extracontabile che egli tende, insieme alla Cerrito, a proteggere nella forma più ampia.
Proprio tale libro è stato sequestrato dai carabinieri e promette nuove terremoti giudiziari.

«RUOLO APICALE INDISCUSSO»
Secondo il giudice Buzzi merita il carcere per il suo «ruolo apicale indiscusso, la sua posizione di primazia nel settore dell’organizzazione volto alla sfera pubblica, la sua presenza operativa in tutti i numerosissimi reati commessi nel settore , il suo essere uomo di diretta collaborazione con Carminati, sono elementi che, da soli considerati, imporrebbero un giudizio, in alcun modo revocabile in dubbio, sul pericolo di reiterazione di condotte analoghe».
L’analisi del suo percorso criminale, anche in questo caso, «consente di cogliere la particolare propensione a delinquere dell’indagato».
Condannato per omicidio e per calunnia, «egli sfrutta tutte le aperture dell’ordinamento giudiziario per reinserirsi in circuiti criminali ad un livello decisamente più alto e raffinato. Fruisce di liberazione anticipata per anni 1, mesi 8 e giorni 20 di reclusione e della liberazione condizionale, benefici palese frutto di una manipolazione verso gli organi che li hanno concessi, evidentemente ingannati circa la volontà di cooperare all’opera di rieducazione, se il risultato sono i fatti, gravissimi, per cui si procede».
Ha avuto tutte le possibilità per reinserirsi socialmente, da abbattimenti di pena conseguenti all’indulto (2 anni) alla grazia, ottenuta nel 1994, possibilità delle quali «ha fatto strame a causa di una non comune tendenza al crimine». 
La sua propensione a delinquere «si evince dagli investimenti in capitale istituzionale che egli fa con il cambio di maggioranza al comune di Roma, iniziando un’attività intesa a introdurre nel suo circuito criminale gli esponenti della nuova amministrazione, espressione della ricerca di una continua espansione in forma allargata del sistema corruttivo».

PAOLO DI NINNO
Paolo Di Ninno è sindaco di Formula Ambiente, ragioniere e perito commercialista con studio a Roma. E’ stretto collaboratore di Salvatore Buzzi, «può essere anzitutto definito una sorta di direttore finanziario dell’articolazione pubblica amministrazione di mafia capitale, di cui egli, sotto la supervisione di Buzzi, gestisce i flussi finanziari illegali, alimentati da un sistema di false fatturazioni emesse da società compiacenti, utili alla creazione di disponibilità extracontabili destinate sia a remunerare politici e dirigenti di varie amministrazioni pubbliche, sia a veicolare ai componenti dell’organizzazione, tra gli altri Carminati e Testa, i dividendi illeciti; in secondo luogo egli gestisce la contabilità ufficiale e quella parallela del settore, rendicontando a Carminati e Buzzi».

CARLO MARIA GUARANY
Carlo Maria Guarany , vice presidente del C.d.A e consigliere della società 29 Giugno Coop Sociale Onlus, consigliere dell’A.B.C. Società Cooperativa Sociale e di Formula Ambiente, è uomo di fiducia di Buzzi, di «cui eseguiva le direttive, occupandosi della gestione delle varie cooperative e prendendo contatti con pubblici funzionari deputati alle gare di appalto ovvero alla concessione di lavori pubblici e/o pagamenti degli stessi».

ALESSANDRA GARRONE
Alessandra Garrone, consigliere di Formula Ambiente, è l’ attuale convivente di Buzzi da cui ha avuto una figlia. Le intercettazioni telefoniche ed ambientali hanno evidenziato come la Garrone fosse a pieno titolo inserita all’interno del sodalizio, partecipando attivamente alle riunioni presso la sede della cooperativa di via Pomona 63, cui presenziava anche Massimo Carminati e dove venivano pianificate le strategie mirate sia all’aggiudicazione di appalti sia ad influenzare il corretto andamento della pubblica amministrazione, allo scopo di arricchire le cooperative riconducibili allo stesso Buzzi a vantaggio dell’intero sodalizio.
La donna, secondo la procura, si occupava della contabilità e della gestione amministrativa delle società, compresa la stesura dei bandi pubblici da consegnare alle autorità competenti e progettati ad hoc per favorire le cooperative a loro riconducibili. Quale compagna di Buzzi, condivideva con quest’ultimo i dettagli inerenti alla gestione delle illecità attività, ponendosi come parte attiva nel processo decisionale e partecipando.

EMANUELA BUGITTI
Anche la posizione della Emanuela Bugitti, socia di Formula Ambiente, sul versante della corruzione attiva, è «tra quelle più prossime all’operatività del sodalizio, del quale non è stata ritenuta partecipe in ragione dell’elevata soglia probatoria richiesta per la prova del fatto. Siffatta prossimità, tuttavia, in se medesima considerata, è indice di elevata pericolosità sociale».
«Un giudizio», scrive il giudice, «sinergicamente potenziato dal suo certificato penale, non tanto perché evidenzia i gravi reati di cui si è macchiata nel suo passato (armi, terrorismo, reati contro il patrimionio) quanto piuttosto perché anche nei suoi confronti si registra un desolante fallimento di tutti gli strumenti previsti dall’ordinamento penitenziario intesi alla rieducazione e al reinserimento del condannato. La donna, in particolare, ha fruito di oltre un anno e mezzo di liberazione anticipata e della semilibertà, spazi che «ha utilizzato per reinserirsi a pieno titolo in circuiti criminali di elevatissima pericolosità».
(Di Alessandro Biancardi per primadanoi)
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