lunedì 14 luglio 2014

EQUITALIA - più "dolce", più "gentile"


LA NOSTRA COSTITUZIONE DICE, TRA LE ALTRE, CHE:

Art. 53. Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva.
Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.

Art. 54. Tutti i cittadini hanno il dovere di essere fedeli alla Repubblica e di osservarne la Costituzione e le leggi.
I cittadini cui sono affidate funzioni pubbliche hanno il dovere di adempierle con disciplina ed onore, prestando giuramento nei casi stabiliti dalla legge.

... e invece ...., (guarda il video).



Ma come tutti ben sappiamo "la casta", qualche giorno fa, ha bocciato la proposta del M5S di abolire Equitalia.

Loro si difendono dicendo che la renderanno più "dolce", più "gentile",
come? 
"Nascerà un «mini-ruolo» destinato alle piccole somme, fino a 1.000-2.000 euro, sul quale l’approccio del nuovo esattore nazionale sarà soft e la temuta cartella non arriverà come è avvenuto fino ad oggi. Invece di passare subito alle maniere forti, lo Stato opererà un po' come fanno i gestori dei telefonini e di altri servizi con i clienti morosi: un call center solleciterà il pagamento verbalmente, poi si passerà ad inviti bonari e solo in caso di necessità partirà la cartella e scatteranno le procedure esecutive della riscossionePiù tempomeno ansia e forse migliori rapporti tra contribuenti e fisco" (leggi tutto).

Inoltre come tutti avranno potuto notare, almeno i più accorti, i nostri "potenti", della Costituzione, non se ne curano affatto o meglio se ne curano per trasformarla a loro uso e consumo. Ora, altro esempio, stanno modificando il titolo V (quando hanno modificato l'art. 138 per poterlo fare?). 
   
Così riporta il F.Q.  
"La proposta di revisione del Titolo V della Costituzione avanzata dal governo minaccia molto concretamente gli assetti democratici del nostro Paese, rendendo possibile lo smantellamento dei servizi e del welfare. Lo Stato, in conseguenza del riordino delle competenze legislative, potrà erodere la competenza delle Regioni e diventare titolare delle scelte sull’ordinamento locale, sui beni culturali e paesaggistici, sulle attività culturali, sul turismo, sull’energia, sul governo del territorio, sulle infrastrutture strategiche. Le Regioni non potranno più legiferare né fare opera di sbarramento alla realizzazione di progetti che finora sono stati contrastati dalle collettività locali, in un’appassionata difesa delle risorse naturali. Si parla di impianti petroliferi, di grandi opere, di infrastrutture strategiche.

Ma si può fare tutto questo?
Tale interrogativo lo pongo al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a cui sono attribuiti i poterilegislativo, esecutivo e giudiziario e che quindi è garante della Costituzione.
Forse stiamo ritornando allo Statuto Albertino?

Mi risponderà mai?
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