mercoledì 20 novembre 2013

CASTA, COSCA E CUPOLA, LE “TRE C” DEL CANCRO CHE AFFLIGGE L’ITALIA



Gianantoniostella & Sergiorizzo si sono guadagnati un posto nella storia recente di questo sfortunato paese usando una definizione di una categoria sociale privilegiata e separata – la casta – per intitolare il più famoso dei loro istant-book: quello che metteva in fila  nomi, cognomi e indirizzi dello sperpero del denaro pubblico, degli abusi di potere ad esso collegati, e delle spesso sorprendenti “catene di santantonio” accrocchiate. Ma è passato ormai un tempo più che sufficiente per poter formulare sul loro lavoro un giudizio se non storico, politico. Ci si può facilmente interrogare se a distanza di sei anni dalla pubblicazione e dopo un innumerevole libri-appendice degli stessi autori e altrettante “imitazioni” di altri più o meno conosciuti (e fortunati) giornalisti-scrittori il loro indagare sia servito a qualcosa. Senza fargliene una colpa – (per carità, ai giornalisti non viene fatto obbligo di indicare soluzioni, basterebbe e avanzerebbe che producessero inchieste) – ma ci si potrebbe forse addirittura chiedere se le loro meticolose ricerche d’archivio e lo stesso fortunatissimo titolo (divenuto ormai un “brand”) non abbiano finito per essere addirittura fuorvianti. Mi spiego:
Parlare di casta ha rappresentato (secondo me) quantomeno un limite; e  lo rappresenta a maggior ragione oggi, nonostante l’irrompere sulla scena di un soggetto politico sottovalutato ed avversato come il Movimento 5 stelle che proprio  della filosofia anticasta sembrerebbe aver fatto l’asse portante del proprio agire politico sostitutivo di una qualche ideologia rifiutata in partenza.
Quel che caratterizza infatti la causa prima della decadenza conclamata del nostro paese non è ascrivibile solo alla inettitudine e alla corruzione entrambi crescenti (e in modo esponenziale negli ultimi vent’anni)! Ma al legame indissolubile con altri due fenomeni di cui si parla e molto, ma come fossero collegati solo occasionalmente tra di loro e con il primo:  La cosca la cupola. Le tre C che io credo siano indissolubilmente legate tra di loro; metastasi del cancro (ancora la medesima iniziale), malattia terribile, spesso incurabile e di cui l’Italia sembra affetta in forma terminale. I sintomi sono impressionanti e ci arrivano con bollettini medici a cadenza quotidiana, ma chi li dovrebbe aggredire con dosi chemioterapiche da cavallo o bombardandone le cellule con i raggi x a volte non sembra neanche in grado di leggere i dati di laboratorio che gli vengono messi sotto gli occhi: una a caso: laPrefettacancellieri cui un governo di emergenza nazionale prima e un governo dilargheintese adesso ha affidato due tra i ministeri più delicati per curare alla radice le nostre peggiori patoilogie, interni e giustizia. Una pretesa servitrice dello stato che di fronte alla rivelazione clamorosa del suo spendersi per la messa in libertà di una detenuta “speciale” (amica di famiglia) non prova il benché minimo imbarazzo, ma con tronfia arroganza sfida i brandelli dei partiti  che sostengono svogliatamente l’attuale governo  a sfiduciarla ben sapendo che con lei “perirebbero tutti i filistei”…Forse esagero, ma trovo che l’inestricabile groviglio che “tiene assieme” casta, cosca e cupola  sia raccapricciante. Un  verminaio in cui ci sta di tutto: ma a cominciare proprio dai prefetti – una istituzione-lascito di un ventennio ben più datato di quello dell’omino di Arcore, (reso gigante dal nulla circostante) sempre più “chiamati” a occuparsi di tutto; dalle acciaierie cancerogene alle fabbriche di armi, ai terremoti (possibilmente ridendo dei morti)…E poi i cascami di una classe politica agonizzante ma per questo ancor più mortalmente aggrappata alle poltrone, con i mille bojardi di stato che in ogni intercettazione resa pubblica in questo ultimi anni trescano con funzionari e impresari corrotti e licenziano o trasferiscono i veri e residuali servitori dello stato definiti “rompicoglioni”, ma anche “terroristi” per il solo fatto di volersi occupare del “rispetto delle regole”…E infine gli “esponenti di spicco” di mafie sempre più multinazionali e sempre più legate al più globale dei mondi, quello della finanza dominante per cui il denaro non solo non è mai puzzato, ma per cui oggi pare emanare odore di incenso…Come solo Papa Bergoglio pare voler denunciare!
In uno scenario che neanche Dante poteva forse immaginare e ostinarsi a indagare sulla esistenza di una “trattativa stato mafia” parrebbe superfluo, essendo chiaro che semmai c’era da rivedere solo qualche aspetto di un accordo consolidato ma turbato dal mancato rispetto di qualche “clausola”…Poco male se per “sollecitarne” la revisione bisognava uccidere qualche innocente: è dal tempo di Erode che si fa così. Così come non deve stupire (tantomeno indignare) che si sia tenuta per tanti annisecretata una confessione – quella di un camorrista doc – che avrebbe comportato un cataclisma più incontrollabile della spesso evocata eruzione del Vesuvio: indagare su due terzi dei vertici industriali del paese collusi con i casalesi, sbattere alla gogna politici oggi ai massimi vertici istituzionali e trovare decine di miliardi non per graziare Brunetta dall’IMU, ma per bonificare milioni di ettari di terreno da cui ci arrivano in tavola i meglio prodotti della dieta mediterranea, dalle mozzarelle di bufala alla passata verace di pomodoro sanmarzano…In uno scenario infernale in cui le minacce appena riecheggiare contro il procuratore di Palermo Nino Di Matteo non preoccupano tanto per chi le ha pronunciate ma per il silenzio assordante – ancorché istituzionale – che le ha accolte…
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