mercoledì 11 settembre 2013

Se si salva Berlusconi, Fiorito e Belsito possono tornare in Parlamento

Il Pdl insiste sulla non retroattività della legge Severino. Se così fosse i protagonisti di scandali del recente passato potrebbero ridiventare onorevoli.



La vicenda è assai semplice: la legge Severino, pensata per garantire un Parlamento più pulito, non può che basarsi sul principio della retroattività. Altrimenti, dati i tempi della giustizia, i suoi effetti potranno manifestarsi solo tra sei o sette o otto anni.

Elementare: la legge è stata approvata in via definitiva solo a gennaio. Se fosse applicabile solo da quella data in poi ci sarebbero due risultati: che tutti i ladri o malversatori del passato potrebbero candidarsi in qualsiasi momento; che tutti coloro che sono stati coinvolti negli scandali più recenti ne sarebbero immuni. Nel frattempo un procedimento partito solo a gennaio, tra indagini preliminari, udienza preliminare, processo, appello e Cassazione potrebbe arrivare a sentenza definitiva chissà tra quanto. E in questi anni ci sarebbe l'impunità.

Chiaro?
Salvare il condannato Berlusconi significherebbe spalancare le porte del Parlamento a persone come "batman" Fiorito, al tesoriere della Margherita Lusi, a quello della Lega Belsito, a Nicola Cosentino, a Sergio De Gregorio, perfino a Valter Lavitola i quali - anche se fossero condannati in via definitiva - potrebbero tranquillamente candidarsi una volta scontata la pena. Perché i fatti contestati sono precedenti al gennaio 2013.

Se questo accadesse il ricorso alla corte dei diritti dell'uomo di Strasburgo lo dovrebbero fare i cittadini italiani. Non i legali di Berlusconi.
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