martedì 23 aprile 2013

Premier e toto-ministri: l’altalena dei nomi. Eppur si muove (l’Italietta).

Giuliano Amato, Enrico Letta e Annamaria Cancellieri: sono questi i tre nomi più quotati per l’ascesa alla Presidenza del Consiglio dei Ministri. Anche non su tutti e tre si concentrano i favori della nuova alleanza delle larghe intese (Pd- Pdl- Scelta Civica e Lega Nord). Nel toto ministri anche il nome di Massimo D’Alema in sospeso tra la vicepresidenza e la Farnesina e i saggi Gaetano Quagliariello e Luciano Violante. Le consultazioni potrebbero iniziare già domani.

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L’elezione a Presidente della Repubblica di Giorgio Napolitano è ormai archiviata e fa parte dei libri di storia. Non è la stessa cosa per la nuova e importante partita che ora si appresta a giocare la politica italiana: la formazione del Governo. Che di fatto sbloccherebbe totalmente il Paese da una situazione di impasse istituzionale nella quale si trova ormai dal 25 febbraio.
Il calendario politico è ormai stato stravolto: era prevista infatti prima la formazione di un nuovo esecutivo politico e poi l’elezione al Quirinale. Il tutto è stato capovolto, non è bastata nemmeno la nomina dei dieci saggi per evitarlo. Ora però e tempo di lavorare e anche lo stesso rieletto Napolitano lo sa bene.

IPOTESI PREMIER: NELLA ROSA DEI NOMI IL PIÙ QUOTATO RESTA GIULIANO AMATO, SPUNTA PERÒ IL NOME DI ANNA MARIA CANCELLIERI
Dopo il giuramento di oggi alle 17  il Capo dello Stato potrebbe riprendere già da domani le consultazioni per decidere a chi assegnare l’incarico di presidente del Consiglio dei Ministri. L’obiettivo, lo ricordiamo, è quello di costruire un Governo dalle larghe intese. E’ e resterà una “condicio sine qua non” che dovrà rispettare chiunque  venga investito di questo importantissimo ruolo.
A chi potrebbe essere assegnato l’incarico? I nomi che circolano ormai da tempo sono quelli di Giuliano Amato (era tra l’altro anche della rosa dei quirinabili), Enrico Letta e spunta a sorpresa anche quello di Anna Maria Cancellieri (quirinabile anch’essa sacrificata sull’altare del Napolitano bis).
Partiamo dal primo nome: Amato è gradito a Napolitano, lui stesso lo avrebbe visto bene alla sua successione prima del “grande sacrificio”. E’ un ex socialista che di sicuro piacerebbe anche a Silvio Berlusconi, che lo vedrebbe bene come elemento di rottura con il sistema di governo targato Mario Monti. Proprio però dall’alleanza di centrodestra su questi nomi nascerebbero i primi problemi. E’ infatti la Lega a non gradirlo e a sperare che ne venga fatto un altro di più ampia condivisione. Napolitano dopo aver ottenuto anche i voti del Carroccio per la sua rielezione al Quirinale potrebbe tener conto di queste rimostranze. Nonostante il Pd, che tra oggi e domani dovrà scegliere chi mandare alla delegazione con il Capo dello Stato, non dovrebbe mostrare la sua contrarietà.
Il nome di Enrico Letta sarebbe di certo gradito a Silvio Berlusconi. Insieme allo zio Gianni Letta è stato infatti uno dei grandi orchestranti del grande inciucio che voleva formare un governo di larghe intese già prima del voto al Quirinale. Non è tuttavia un nome condiviso dal suo partito, il Pd, che potrebbe impallinarlo così come è avvenuto in precedenza con Franco Marini e Romano Prodi al Quirinale. Non piace soprattutto all’organo dimissionario del Partito Democratico e soprattutto a Rosy Bindi che lo ha dichiarato nel salotto di Maria Latella di sky tg 24 si dichiara contraria alle “grandi intese” e anche alla possibilità che lo stesso Letta lo possa guidare. Dice di aver stima personale per lui ma “ che non sarebbe il momento di vederlo come premier”. Anche perché nella schiera dei responsabili del naufragio del Pd secondo la frangia dei dimissionari c’è anche il suo nome. E senza l’appoggio della principale forza parlamentare le opinioni di Lega Nord e di Scelta Civica restano comunque ininfluenti.
E’ proprio Mario Monti, che sa bene che dopo il Napolitano bis è difficile o quantomai improbabile ottenere anche un Monti bis. Le forze politiche non approverebbero quello che avrebbe il sapore di un secondo governo tecnico. Ora ne occorre uno politico dalle larghe intese. Il nome che il partito potrebbe lanciare nell’orbita dei possibili premier è quello di Anna Maria Cancellieri. Un nome che, come abbiamo visto nei capitoli del Romanzo Quirinale, sa catalizzare le preferenze dei montiani, non è avversa negli ambienti berlusconiano- leghisti (nonostante rappresenti la linea Monti)  e sembrerebbe anche quello più accettabile dai piddini. Anche perché non essendo parte del partito non è responsabile di nessuna divisione.

IL TOTO MINISTRI: DALLA STESSA ANNA MARIA CANCELLIERI A LUCIANO VIOLANTE, SPUNTA IL NOME DI MASSIMO D’ALEMA
Il governo più fattibile resta tuttavia quello con Giuliano Amato premier. Come fare per farlo digerire a tutti? Nominando una rosa di ministri che possa rappresentare l’intero sistema partitico italiano. O almeno quelle quattro forze politiche disposte a fare il grande inciucio (Pd- Pdl- Scelta Civica e Lega Nord).
I due vicepremier in questo caso dovrebbero essere Angelino Alfano per il Pdl ed Enrico Letta per il Pd. Sul primo nome la convergenza sarebbe ampia perché abbraccerebbe non solo il suo partito stesso ma anche la Lega Nord. Il secondo, sarebbe sicuramente più digeribile come vice che non come premier. Anche se non è da escludere che il Letta più giovane resti a bocca asciutta cedendo il posto o alla montiana  Anna Maria Cancellieri oppure direttamente a Massimo D’Alema imputato al pari di Letta per la disfatta del Pd ma che ha comunque quell’esperienza internazionale in più da non permettere al suo partito di metterlo in discussione.
Nel caso Amato sia il premier la montiana Cancellieri potrebbe mantenere il ruolo di ministro degli Interni. In quello che la sua collocazione sia diversa non si esclude che ci possa essere uno scambio di ruoli con Amato che già ha ricoperto questa carica durante il Governo Prodi del 2006. Se entrambi vengono inseriti in altre posizioni potrebbe saltar fuori il nome del sottosegretario del Governo Monti Giovanni De Gennaro ex capo della polizia prima del compianto Antonio Manganelli
Il nome di un tecnico invece andrebbe bene al Ministero dell’Economia. Si potrebbe addirittura pensare a Fabrizio Saccomanni direttore generale della Banca d’Italia. Una scelta che sarebbe gradita non soltanto a Napolitano ma anche al Pd. Che però potrebbe poi lasciare scoperta un’importante casella del sistema economico italiano la quale andrebbe chiusa con un altro nome. In alternativa, qualora alla vicepresidenza non fosse indicato il nome di Letta, quest’ultimo potrebbe essere collocato proprio all’economia.
Mario Monti uscire dalla porta e rientrare dalla finestra come ministro degli Esteri. La sua capacità di colloquiare con le altre nazioni e la fiducia che l’Europa ha in lui nonostante la crisi italiana fa pensare a un’ipotesi simile. L’alternativa va a Massimo D’Alema che ha già ricoperto questa carica durante il Governo Prodi.
Importante dovrebbe essere anche il ruolo dei dieci saggi nella formazione del nuovo governo. Gaetano Quagliariello (Pdl) potrebbe aggiudicarsi il ministero delle Riforme mentre il piddino Luciano Violante dovrebbe arrivare sul dicastero della Giustizia. Enzo Moaveri Milanesi dovrebbe guidare le politiche comunitarie mentre la Lega propone il saggio Giancarlo Giorgetti come viceministro dell’Economia.
Difficile in questa fase delineare i nomi degli altri ministri che potrebbero chiudere la squadra che Napolitano in prima persona andrà probabilmente a comporre insieme alla persona che andrà a ricoprire il ruolo di presidente del Consiglio dei Ministri. Un’unica certezza. Entro sabato il Capo dello Stato vorrà terminare le consultazioni e arrivare al nome del premier che dovrà guidare l’Italia in questa fase delicatissima. In cerca di una stabilità da mostrare all’Europa e ai mercati. In nome di cosa? Lo sapremo soltanto a governo completato. (Fonte)


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