martedì 16 aprile 2013

No all’economia delle banche: in Francia arriva la moneta locale

La moneta locale, o complementare, è fatta per essere convertita in beni, che hanno un valore “reale”. A Nantes, potrebbe favorire lavoratori e banche.

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CHE COS’È LA MONETA LOCALE - Una moneta locale o complementare all’euro? Non è una nuova proposta del MoVimento Cinque Stelle, né uno dei soliti voli pindarici della Lega Nord (anche se, in occasione della campagna elettorale per le Regionali, Roberto Maroni ha proposto di introdurre in Lombardia una valuta locale da affiancare alla moneta unica). Si tratta di un progetto che sta per realizzarsi in Francia, in particolare a Nantes, in Bretagna. Portato avanti fin dal 2006, è un esempio di collaborazione tra l’allora sindaco della città, Jean-Marc Ayrault, attuale primo ministro socialista francese, e due professori della Bocconi di Milano, Massimo Amato e Luca Fantacci. Un terzetto abbastanza curioso, che dimostra come, in realtà, l’idea di una moneta locale non sia, di per sé, né “di destra” né “di sinistra”: è una scelta che deve essere presa dalla comunità interessata, e che può rivelarsi utile per incrementare gli scambi locali, favorendo la cosiddetta economia locale.

UNA MONETA DIVERSA - Lo scopo primario della nuova moneta sarebbe quello di risolvere la questione dei debiti della pubblica amministrazione con le imprese. Anche per questo il suo utilizzo sarebbe limitato a coinvolgere i lavoratori, le imprese e i servizi pubblici: si tratta di una camera di compensazione, che serve a contabilizzare gli scambi di acquisti e vendite che le imprese compiono tra loro in un’unica contabilità chiusa, cosicché una vendita corrisponde a un credito e un acquisto a un debito (in modo multilaterale: ovvero, con la possibilità di risarcire un “debito” contratto con un’impresa acquisendo un credito con un’altra impresa). Lo scopo è far tornare periodicamente i conti a zero, arrivando a non avere più crediti né debiti. Cosa c’è di interessante in questo modo di concepire la moneta? Che questa non considera il denaro una riserva di valore, ma conta solo il valore di scambio. In altre parole, il denaro necessita di essere convertito in beni, e l’idea stessa di risparmio verrebbe riferita non più alla moneta in sé, quanto ai beni materiali, che hanno un valore “reale”.
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VANTAGGI RECIPROCI? - Non si tratta di una novità assoluta. La Svizzera, nel 1934, è stato il primo Paese a crearne una, il Wir. Attualmente gli Stati Uniti ne presentano un centinaio, e sia la Germania che la Spagna, Paesi che, nel bene e nel male, rappresentano due simboli della crisi finanziaria europea, ne hanno adottata una propria in determinate località. In questi casi, la moneta complementare ha avuto risultati per lo più positivi sulle economie delle varie comunità.
La novità di Nantes è che sono coinvolte non solo le imprese, ma gli stessi lavoratori. Questi avranno la possibilità, dietro accordo con le imprese, di essere pagati in moneta locale in una certa percentuale. Questa ha un rapporto di cambio 1 a 1 con l’euro ma non può essere convertita, avendo lo scopo di rimanere “chiusa” nella camera di compensazione. Essendo una moneta elettronica, secondo Amato, evita anche il rischio di evasione fiscale.
Soprattutto, si tratta di un sistema che va a vantaggio non solo delle imprese e dei lavoratori, che potrebbero andare incontro a tutte queste facilitazioni di pagamento e guadagno, ma delle banche stesse. Basti pensare che sarà proprio una banca pubblica comunale a gestire la nuova moneta, in modo da risolvere il problema del ritardo nei pagamenti dalle pubbliche amministrazioni alle imprese. Inoltre, la camera di compensaazione che si strutturerebbe non gestisce tutto il credito delle imprese,  ma finanzia solo la parte del capitale circolante, quello che si utilizza in un periodo che va da 1 fino a 4 mesi al massimo. Dunque le banche continuerebbero a occuparsi di tutto il capitale rimanente, con il vantaggio di avere a che fare con aziende meno indebitate, e dunque più affidabili. Meno rischio significa meno riserve bancarie, e quindi risparmio. In sostanza, secondo il prof. Amato, questa moneta locale propone una soluzione alternativa, non appellandosi a una rottura “traumatica” con il sistema bancario nazionale ed europeo, ma ad una sorta di collaborazione basata sull’indipendenza e sulla collaborazione reciproca. Vedremo, quando partirà, se veramente contribuirà a migliorare le condizioni delle imprese e dei lavoratori.
(Fonte)
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