lunedì 22 aprile 2013

MULTINAZIONALI RICATTANO LA GRECIA: I LAVORATORI PART-TIME COSTRETTI AD UNO STIPENDIO MENSILE DI €250-300



Trasformare la manodopera greca in “lavoratori cinesi” senza diritti e con una paga minima sembra essere il desiderio non solo del Fondo Monetario Internazionale, della Troika e della Germania ma anche delle multinazionali. Presumibilmente nel nome della sacra competitività, le multinazionali vorrebbero dare “noccioline” come stipendi per investire sulla Grecia: stipendi mensili di 250-300 euro, solo per il lavoro part-time. E, inoltre, vorrebbero delle modifiche nel diritto del lavoro per evitare di incorrere al pagamento degli indennizzi.

Questa proposta scioccante è stata annunciata durante un incontro tra il Ministro dello Sviluppo Economico Kostis Chatzidakis e i delegati di undici società multinazionali, tra cui Barilla, Bic Violex e Nestle.

Secondo l’edizione domenicale del To Vima, agli occhi dei dirigenti delle multinazionali, un’ulteriore riduzione degli stipendi sarebbe un prerequisito per l’incremento della competitività.

“Investiremmo molto di più, se la Grecia fosse più propensa agli investimenti” hanno dichiarato all’unisono gli 11 dirigenti, chiedendo una limitazione delle pratiche burocratiche, una riduzione dei costi energetici e una semplificazione delle procedure per svolgere le attività produttive.

Tuttavia, i dirigenti hanno sorpreso il governo greco quando hanno sollevato la questione di un’ulteriore riduzione degli stipendi, in modo particolare per i giovani disoccupati.

“Non riusciamo a capire perché debba esistere un limite minimo di stipendio in un paese in cui la disoccupazione giovanile ha raggiunto livelli inverosimili. Dateci la possibilità di assumere giovani lavoratori a poco prezzo. Lavoreranno meno ore e meno giorni alla settimana” ha suggerito Giorgios Spilopoulos, amministratore delegato di Barilla Hellas.

“Non è in mio potere, passerò la richiesta a chi di dovere” ha risposto il Ministro dello Sviluppo Economico Kostis Chatzidakis, sottintendendo che inoltrerà la richiesta al Ministro del Lavoro.

“Esattamente, che livello minimo di stipendio intende?” ha chiesto un funzionario del ministero.

“Potremmo dare 250-300 euro al mese per un lavoro part-time, tre o quattro giorni alla settimana” hanno proposto otto dirigenti su undici, durante il lungo dibattito tenuto dai manager di Barilla, Bic Violex e Nestle.

Il delegato della Nestle, Raymond Franke, ha posto inoltre un’altra questione sul tavolo delle condizioni di lavoro: “Va ridotto anche il tempo per informare un dipendente del suo licenziamento”, ha suggerito Franke (per poter evitare di incorrere al pagamento della liquidazione ai dipendenti licenziati).

“Il governo crede che gli stipendi minimi non possono essere ulteriormente ridotti” ha rammentato Chatzidakis ai dirigenti. Tuttavia, i delegati delle multinazionali si sono dimostrati determinati nel portare avanti le loro richieste.

“Il mercato greco sta morendo. I soldi che avete promesso di immettere nel mercato reale non sono arrivati. Anche noi dobbiamo essere competitivi rispetto ai costi del mercato dell’est. È un concetto che dovete prendere in considerazione, anche il fatto che il tasso di disoccupazione stia calando e soprattutto tra i giovani. Soprattutto ora che si sente sempre più la frase «Voglio un lavoro, a qualsiasi compenso.»”
 [vedi articolo To Vima *]

Secondo gli ultimi dati, la disoccupazione in Grecia ha raggiunto il 27% nel novembre 2012, e i giovani disoccupati sarebbero il 60,1%.

Dopo un’interminabile pressione da parte della Troika, il minimo salariale era stato ridotto nel febbraio 2012 a 586 euro lordi al mese (510 euro mensili per i giovani sotto i 25 anni).

Ad essere sinceri, non si riesce a cogliere l’aspetto rivoluzionario della proposta delle multinazionali. Pagare €250 i lavoratori part-time significa pagare €500 i lavoratori a tempo pieno. Ovviamente, i part-time hanno meno diritti, non hanno vacanze, bonus e un risarcimento molto più basso quando vengono licenziati.

C’è da chiedersi perché questi geniali manager non vadano ad investire in Bulgaria dove il minimo salariale è di circa €150 al mese…forse amano la Grecia.

AGGIORNAMENTO :
Barilla Hellas ha rifiutato il documento che denunciava il consenso alla riduzione del minimo salariale. Barilla ha affermato che è assolutamente contraria a tale riduzione e ciò che ha presumibilmente detto l’amministratore delegato all’incontro non era vero.
Anche Bic Violex ha affermato di non sostenere un ulteriore abbassamento del salario minimo.
A quanto pare, molte altre società hanno rifiutato tale documento dato che diverse multinazionali stanno incitando al boicottaggio delle 11 compagnie presenti all’incontro. 

PS Mi sacrificherei con piacere pur di vedere le società multinazionali in competizione con le rivali dell’Europa dell’Est e dell’Asia e guadagnare ingenti profitti. Se solo la Nestle abbassasse il prezzo del latte a 0,30 centesimi al litro, il Nesquick a 1 euro e se i suoi cereali non costassero il 50% in più in Grecia rispetto agli altri paesi europei. Mi piacerebbe anche vedere Barilla sguazzare tra le banconote se solo la sua pasta non costasse più di 25 centesimi!

(Fonte)
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