domenica 28 aprile 2013

«Dal nuovo impianto A2A polveri per altri 40 anni»

L’accusa dell’imprenditore Vescovini (Sbe) che chiede risposte al sindaco Altran e al presidente della Provincia Gherghetta. Del Bello «basito per l’ambiguità del Pd» 

  
Lo ha sempre sostenuto che la centrale a carbone A2A pur rispettando i limiti di legge inquina e immette nell’aria metalli pesanti “potenzialmente pericolosi per la salute dell’uomo”, è da sempre la sua battaglia, lo è stata anche nelle ultime elezioni comunali. Stavolta però, lo aveva minacciato da tempo, Alessandro Vescovini ha acquistato un’intera pagina del giornale per dire la sua a dimostrazione che è una battaglia profonda, che non ci sono dietrologie e che a parlarne è un imprenditore dà lavoro a oltre 350 dipendenti a Monfalcone alla Sbe, una fabbrica sulla quale ha investito e per dare concretezza alle “credenze” in materia di energia rinnovabile (lo ha fatto anche quando era in cda Iris) ha investito per inondare di pannelli fotovoltaici stabilimento e terreni circostanti.

Un imprenditore che lavora a Monfalcone e che, come i suoi operai e gli abitanti delle aree circostanti, teme di vivere sotto il cono delle polverie delle emissioni. Vescovini ha fatto tutti gli approfondimenti possibili, ha cercato documentazione nei siti di certificazione e controllo europei, ha seguito le presentazione del nuovo progetto A2A fino al momento della presentazione della documentazione di A2A sul progetto tutto a carbone “ipercritico”. Ed è venuto fuoni che, come sosteneva da tempo, che le sostanze maggiormente pericolose sono i metalli pesanti (nella pagina c’è l’elenco completo dal Cadmio al Piombo sino all’Arsenico, dal Cobalto al Nichel) e non solo. Lo mette in rilievo da imprenditore competente: l’attuale centrale emette ora (dicono i documenti A2A) 300 tonnellate l’anno tra polveri e metalli pesanti. Con i gruppi a gas previsti un tempo si scenderebbe a 0 tonnellate, con il nuovo gruppo a carbone invece a 140 tonnellate annue pari a 5 autotreni a doppio rimorchio completamente carichi.

A questo punto le domande al sindaco di Monfalcone Silvia Altran e al presidente della Provincia Enrico Gherghetta: «Quale è la pericolosità di queste 140 tonnellate annue che dovremmo respirare noi e i nostri figli per i prossimi 40 anni e che contamineranno il suolo, quante morti provocheranno, ve lo siete chiesto, avete una risposta o un dubbio?». Non ci sono ancora risposte e a Monfalcone si sta discutendo animatamente. Da un lato la minoranza di centrodestra che ormai (a parte qualche distinguo della Lega) è schierata contro il progetto di A2A, dall’altra il Pd che prima era convinto, ora appare alquanto tiepido e, come sostiene il consigliere provinciale Fabio Del Bello, dello stesso Pd, ha assunto posizioni «ambigue e diametralmente opposte». «La politica di questi ultimi anni ci ha abituato a pronunciamenti diametralmente opposti su un medesimo argomento nel giro di pochi giorni o ore - afferma - personalmente però da uomo del Pd sono rimasto basito dalle dichiarazioni del sindaco Altran riportate dalla stampa e non smentite: “se avessi una competenza diretta direi di no al carbone e sì alle tecnologie innovative, ma la centrale è inserita in un contesto nazionale e la scelta di mantenere alcune centrali nel nostro paese è fatta altrove”». Per Del Bello è la «più candida riaffermazione della secolare eterodipendenza del nostro territorio dai poteri forti economici esterni che lo governano ultimamente nel male mentre alla politica locale resta solo l’ordinaria amministrazione». Il consigliere del Pd annuncia infine che in Provincia arriverà un ordine del giorno sulla centrale «per sciogliere le ambiguità». 

Per non parlare del Comitato rione Enel che è contro e ha annunciato un referendum. Una grana politico amministrativa che il Comune di Monfalcone si trova a dover affrontare, con i mezzi che può, lasciato completamente solo a decidere dalla “Politica” vera, da una Regione che non c’è e sembra disattenta che non ha mai adottato un piano energetico anche perchè non c’è nemmeno quello nazionale e su questo anche il governo è completamente assente, compreso il dicastero dell’Ambiente e il ministro Corrado Clini che pure spesso risiede poco distante, intervenuto solo, e con esiti che sono ancora poco leggibili, sul rigassificatore di Trieste.
(Fonte)
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