lunedì 11 marzo 2013

Spese e spesucce che non ci è dato a sapere

Le spese dei partiti in campagna elettorale: Pd, Pdl e Monti ridicoli. Chi ha pagato il tour di Grillo?

Trasparenza. Una bella parola, peccato sia sconosciuta a tutti i partiti. Nessuno escluso. Se infatti le forze politiche (ad eccezione del M5S) si spartiranno 160 milioni di euro per i rimborsi, è molto complicato conoscere i dati delle donazioni che i partiti hanno ricevuto per la campagna elettorale. Impossibile, invece, è sapere chi siano i finanziatori. Troppo generici i bilanci Pd, Sel e Udc. Lacunosi quelli di Monti. Completamente inesistenti quelli di Pdl e Lega. E Grillo? Dopo la campagna donazioni per finanziare lo Tsunami tour, al momento le spese sostenute sono inaspettatamente pari a zero euro. Nonostante le donazioni siano superiori a 500 mila euro. Ma allora chi ha pagato?

 

Sembrano tutti d’accordo: i finanziamenti pubblici ai partiti vanno aboliti. Grillo lo va dicendo da una vita, Bersani l’ha inserito nel suo programma, Berlusconi non è da meno. Eppure tutti, proprio tutti, in quanto a trasparenza hanno ancora tanta strada da fare. Conoscere i dati delle donazioni che i partiti hanno ricevuto per la campagna elettorale e a quanto ammontano tali versamenti è molto complicato. Impossibile, invece, è sapere chi siano i finanziatori. Nulla di nulla. E intanto il calcolo l’ha fatto l’Ansa qualche giorno fa: i partiti entrati in Parlamento (ad eccezione del Movimento 5 Stelle) si spartiranno ben 160 milioni di euro. A prescindere se si tornerà o meno alle urne. I soldi sono belli che incamerati. Ma andiamo con ordine e vediamo i dati (oscuri) partito per partito. Dal Pd a Sel, da Monti a quelli inesistenti del Pdl. Fino ai Cinque Stelle per il quale le “spese sostenute” ammontano stranamente a zero euro.

VOTO O NON VOTO? NON IMPORTA. 159 MILIONI PRONTI PER I PARTITI – Saranno 159 i milioni di euro che i partiti entrati in Parlamento si spartiranno come rimborsi elettorali. Nonostante tutti, ma proprio tutti, stiano insistendo sulla necessità di abolirli. Non solo Grillo, ma anche Bersani e Berlusconi i quali, spiazzati dal boom dei Cinque Stelle, si ritrovano ora nella necessità di copiare i punti forti del programma del Movimento. I conti esatti sono ancora da fare ma, secondo l’agenzia di stampa, si parla di 45 milioni al Partito Democratico, 42 e rotti al Movimento Cinque Stelle, 38 al Pdl, una quindicina alla Scelta Civica di Mario Monti, poco più di 7 alla Lega, circa 5 a Sel di Vendola, 1,7 ai Fratelli d’Italia, 1,4 all’Udc. Il resto alle rimanenti formazioni. Tutti soldi da ritirare entro luglio. A prescindere dall’esito delle consultazioni previste nella prossima settimana: sia se si tornerà alle urne, sia se si continuerà con questa legislatura, i soldi sono belli che assicurati. Anzi. Se si dovesse andare avanti, i 159 milioni di euro saranno assicurati per ogni anno del quinquennio. L’unica formazione che certamente rifiuterà il bottino è il Movimento. Così come fatto anche nelle regioni dove spiccano consiglieri-attivisti, i soldi verranno restituiti all’erario (o donati alle pmi, come accaduto in Sicilia).
A questo punto, però, urge rispondere ad un’altra domanda: a quanto ammontano le donazioni di cui i partiti hanno goduto per fare campagna elettorale? E, soprattutto, chi sono stati i finanziatori? Domande in molti casi a cui è letteralmente impossibile rispondere. Tanto per Pd, quanto per Pdl. Tanto per Monti, quanto per Grillo. Leggere per credere.

LA RENDICONTAZIONE LACUNOSA DEI DEMOCRATICI. CHI SONO I FINANZIATORI? – Quello che sembra, insomma, è che l’invito ormai ricorrente da mesi alla trasparenza sia caduto profondamente nel vuoto. Di questa, infatti, non c’è assolutamente traccia. Cominciamo dalla coalizione che è arrivata prima, pur non avendo vinto (Bersani dixit). Bisogna ammettere che i documenti del Pd sono quelli più corposi tra i partiti in scena. Conosciamo, ad esempio, nel dettaglio i bilanci degli anni passati. E, per quanto riguarda la campagna elettorale, basta andare sul sito e leggere che il “budget nazionale della sede nazionale Pd per le elezioni politiche 2013” ammonta a 6,5 milioni di euro (meno 2,3 milioni rispetto alle scorse politiche del 2008): 4,6 milioni per le comunicazioni (affissioni, piano media, produzione materiale tipografico, altro), 500 mila euro per le affissioni, 900 mila euro per le mailing elettorali, 500 mila per le non meglio precisate “altre spese. Insomma, i dati ci sono. Peccato, però, la rendicontazione finisca qui. Lacunosa in alcune voci (direbbero a Roma, “altre spese” de che?) e, soprattutto, completamente carente per quanto riguarda i nomi dei finanziatori. Conoscere da dove provengano quei 6,5 milioni di euro è, insomma, impossibile.

PER VENDOLA NON ESISTE RENDICONTAZIONE. MA PER LE DONAZIONI LA MUSICA CAMBIA… – Se l’elenco delle spese del Pd è piuttosto generico, quello di Sel è praticamente inesistente. Niente di niente. Né una voce, né un numero. Nada. Non una parola o un grafico su quanto speso per la campagna elettorale. Di contro, però, per chi volesse fare donazioni le indicazioni sono assolutamente precise, soprattutto sugli sgravi che spettano a chi decidesse di contribuire alla crescita del partito: “Se contribuisci con almeno € 50,00 – si legge sul sito - potrai detrarre dall'imposta lorda il 24% (€ 12,00 su € 50,00). Infatti, i contributi ai partiti politici, erogati tramite bonifico bancario o versamento postale, di ammontare minimo di € 50,00 sino a € 10.000 sono detraibili dall'imposta lorda, dovuta dalle persone fisiche e dalle società, nella misura del 24% per il 2013 e del 26% a decorrere dal 2014 (art. 7 Legge 6 luglio 2012, n. 96). Il risparmio fiscale è pari quindi a € 24,00 per ogni € 100,00 sottoscritti”.

LE PROMESSE NON MANTENUTE DEL MARINAIO MONTI. CASINI COME BERSANI – Mario Monti durante tutta la campagna elettorale si era presentato come il nuovo, come il volto diverso e affidabile dopo anni di cattiva politica da parte de partiti tradizionali. Ed infatti già nella sua Agenda parlava dell’introduzione “di una disciplina di trasparenza dei bilanci con la perfetta tracciabilità dei finanziamenti privati e una soglia massima per gli stessi contributi”. Trasparenza, peraltro, a cui erano stati obbligati anche i candidati. Tra i criteri di candidabilità, infatti, si imponeva l’impegno a “comunicare l’identità di quanti hanno finanziato o sostenuto anche indirettamente la mia campagna elettorale”. Peccato che le promesse pre-elezioni se le porta via il vento. E a rimanere è solo il silenzio. Basti andare sul sito, d’altronde, per toccare con mano l’inesistenza e dell’ammontare delle donazioni e dei nomi dei finanziatori. Vero, il 17 gennaio scorso il Corriere della Sera era stato il quotidiano prescelto per la pubblicazione dei nominativi di coloro che avevano versato soldi per il progetto montiano. Piccolo particolare: ogni nome era rigorosamente sprovvisto della quota versata.
Gli unici conti che si conoscono, rimanendo in casa Monti, sono quelli dell’Udc. Peccato siano, al pari di quelli democratici, molto lacunosi. Sappiamo infatti l’ammontare delle spese (3,2 milioni di euro, contro i 6,5 del 2010 e gli 11,5 del 2009), ma non conosciamo alcun nominativo dei gentili donatori, né tantomeno la quota cadauno.

CONTI COMPLETAMENTE INESISTENTI IN CASA BERLUSCONI – Sul partito di Berlusconi c’è poco da dire. Anzi, nulla. Niente di niente sui costi della campagna elettorale. Non si conosce l’ammontare delle donazioni, non si può sapere quanto sia stato speso, ignoti anche i finanziatori. Insomma, nulla. Ed è un peccato dato che, verosimilmente, proprio il partito di Berlusconi dovrebbe essere quello che ha speso di più in questa campagna elettorale. Basti pensare solo alle tante lettere-bufala sul risarcimento Imu inviate agli italiani. Sebbene – piccola precisazione – anche su questo i partiti risparmiano e non poco. La legge del 1993 sui rimborsi elettorali prevede anche il beneficio di tariffe postali agevolate per la propaganda elettorale. Per ogni busta che arriva a casa il partito o il movimento che la invia spende 4 centesimi di affrancatura, contro i 28 che rappresentano la tariffa applicata dalle Poste alle spedizioni massive. La differenza di 24 centesimi, ovviamente, la mette lo Stato. In altre parole, più che Berlusconi, a mandare la lettera sull’Imu agli italiani, sono stati gli italiani stessi.

LEGA E FRATELLI D’ITALIA: CHI VA CON LO ZOPPO… – Altro che cambiamento, altro che renovatio. Anche quei partiti di centrodestra da cui ci si sarebbe aspettato un atteggiamento diverso (la Lega per cambiare marcia dopo gli scandali firmati Belsito, Fratelli d’Italia perché si era presentato come la faccia pulita del centrodestra), hanno profondamente deluso. Come nel caso del Pdl, anche per il partito guidato da Roberto Maroni e per quello del triumvirato Meloni-La Russa-Crosetto non esistono conti consultabili. Silenzio sui soldi spesi, silenzio sulle quote, silenzio sui finanziatori. Insomma, chi va con lo zoppo…

565 MILA EURO DI DONAZIONI E ZERO EURO DI SPESE. CHI HA PAGATO LO TSUNAMI TOUR? – Democrazia diretta, trasparenza su tutto, apriremo il Parlamento come una scatoletta di tonno, tutti conosceranno ogni conto, ogni bilancio, ogni spesa. Idee nobili, per carità. Peccato che, proprio consultando il blog di Grillo, più di un dubbio viene. Cerchiamo di capirci. Prima dell’inizio dello Tsunami Tour l’ex comico lancia una campagna donazioni sul suo sito: “Le donazioni – si legge - verranno utilizzate per pagare le spese legali, per la promozione del M5S nel periodo pre elettorale, per la mia tournée Non-Stop che partirà subito dopo la Befana fino alle elezioni per tutta Italia, per organizzare eventi nazionali e per fornire ogni supporto on line agli attivisti”. E ancora: “Ogni spesa sarà documentata e l’eventuale residuo sarà destinato al conto corrente per i terremotati dell’Emilia”.
Insomma, le donazioni servono a finanziare la campagna elettorale. Bene. A quanto ammontano tali finanziamenti? Il dieci marzo, al momento in cui abbiamo aperto l’ultima volta la pagina, arrivano a 565.940 euro. E le spese sostenute? Sempre il dieci marzo, ammontano a 0,0 euro. Zero euro. Niente. Nada. Verrebbe da chiedersi, allora, chi ha pagato il camper, chi la benzina, chi gli spostamenti di Grillo, chi il vitto, chi l’alloggio, chi i manifesti, chi i palchi (compreso quello immenso di Roma o di Milano). Su questo troppo silenzio. Così come sui nominativi dei finanziatori. Sconosciuti.
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