venerdì 29 marzo 2013

Le “strane” manovre di Goldman Sachs: vendere bund tedeschi, comprare quelli italiani. Che succede?

Quando c’è di mezzo Goldman Sachs c’è poco da stare allegri: e le manovre della banca d’affari americana, almeno stavolta, sembrano “premiare” il debito italiano. Che piace alla gente che piace, alias gli squali della finanza mondiale. E allora il diktat è: vendere i bund tedeschi e comprare quelli italiani. Ma si sente puzza di bruciato…




Il debito di Roma piace a Goldman Sachs. Nel senso che la banca d’affari americana ha consigliato di comprare Btp italiani e vendere Bund tedeschi. Il ragionamento, apparentemente, è semplice. Il differenziale, lo spread, è a 330 punti base. Troppo.
 
Quello normale, fisiologico, spiega Goldman, dovrebbe essere di 225 punti. E ci arriverà (tecnicamente ci sarà un rally) non appena la situazione politica italiana si sbloccherà.

Già, perché nonostante per ora il tentativo di Pierluigi Bersani non sia riuscito e Giorgio Napolitano abbia preso tempo per trovare lui una soluzione, gli analisti americani sono convinti che alla fine un accordo si troverà. Dunque meglio comprare a man bassa Btp. C'è da far soldi.

Eppure, per ora, i grandi investitori americani come Blackrock e Pimco (i due più grandi fondi d'investimento), stanno alleggerendo le loro posizioni sui titoli pubblici dei Piigs, Italia compresa. Il punto è che la questione, in realtà, è un po’ più complessa. 

Sono settimane che la finanza americana dà segni di insofferenza sulla gestione tedesca della crisi europea. Il caso Cipro è stato uno spartiacque. Ha dimostrato chiaramente che non esiste più un solo euro, ma ce ne sono diversi. L’euro-Cipro, per esempio, è una moneta a sé che non può circolare se non nei confini di Nicosia.

Ma anche l’euro-Italia o l’euro-Spagna potrebbero essere poco sicuri se le crisi bancarie possono essere risolte prelevando fondi direttamente dai conti correnti (sopra i 100 mila euro) dei cittadini. L’unico euro sicuro, insomma, è quello tedesco. Chi mette i suoi soldi in un forziere di Berlino può dormire sonni tranquilli. Gli altri no.

Lo dimostrano i dati. La Germania vanta un credito verso il sistema Target 2, quello dove si regolano i conti tra Paesi, di quasi 700 miliardi. I Paesi periferici hanno un debito di oltre 800 miliardi. I capitali stanno andando tutti verso Berlino.

La presa di posizione di Goldman non è l’unico indizio in questa direzione. Nei giorni scorsi, in un'intervista al Der Spiegel, l’ex presidente dell’Eurogruppo, Jean Claude Juncker, era arrivato a dire che "chi pensa che la questione della guerra in Europa sia stata risolta per sempre, si sbaglia di grosso" e che "i demoni non sono scomparsi, sono semplicemente assopiti".

Secondo Juncker le condizioni odierne dell'Europa sarebbero troppo simili a quelle del 1913, vigilia della Grande Guerra. L'unico modo di scongiurare questa eventualità sarebbe quello di mantenere le politiche di austerità e difendere la moneta unica.

Jp Morgan, altra banca d’affari americana, nella sua pubblicazione “eye on the market”, ha sbeffeggiato questa tesi (sostenuta soprattutto dai falchi di Berlino) facendo notare che "nel Vecchio continente regnava una pace duratura già alcuni decenni prima che fosse introdotto l'Euro" e che quindi "osservazioni come quelle di Juncker sembrano tratte da una qualche teoria sulle origini dell'Universo coniata da un manipolo di politici europei: l'idea che i cittadini del Vecchio continente debbano continuare ad accettare un governo sovranazionale per prevenire i conflitti in futuro".
(Fonte)
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