lunedì 25 marzo 2013

Il pareggio di bilancio a Santi Apostoli

(Una convalescenza mi ha impedito di rimanere a piazza Santi Apostoli in tempo per intervenire alla manifestazione del 23 marzo. Questo è ciò che avrei letto - Sergio Cesarotto)


 
Negli altri interventi sono stati commentati articoli che in genere mostrano la bellezza della Costituzione e ne lamentano la non applicazione. A me tocca l’ingrato compito di commentare un articolo, quello n. 81 recentemente introdotto (e in vigore dal 1 gennaio 2014) sul pareggio di bilancio. Qui la Costituzione è brutta, e auspichiamo la disapplicazione o meglio la cancellazione dell’articolo. 

 Vi è un motivo di principio per cui tale introduzione è stata sbagliata: una Costituzione, credo, deve affermare principi generali, non condividere singoli punti di vista (che so, l’evoluzionismo piuttosto che il creazionismo). La logica del pareggio in bilancio rispecchia una precisa teoria economica, quella neoclassica dominante, per giunta nelle sue versioni più conservatrici. E’ la medesima logica oscurantista che ha condotto a inscrivere l’indipendenza della BCE con unico obiettivo di combattere l’inflazione nello pseudo-statuto europeo. Belle e buone violazioni della democrazia. Vogliamo poter votare per governi progressisti che perseguano la piena occupazione, e solo in subordine l’inflazione, attraverso politiche monetarie e fiscali espansive, ma sono le medesime Costituzioni a impedircelo! Per cui anche la riforma dello statuto della BCE è un obiettivo dei progressisti per rimuovere il primo grande ostacolo alla ripresa e alla democrazia europee – l’altro essendo le politiche di austerità e l’assenza di istituzioni europee adeguate.

E’ vero che fatta la legge, trovato l’inganno. Nessuno si sogna più che pareggio di bilancio e fiscal compact possano seriamente trovare applicazione (prova ne è la caramellina che l’Europa ha concesso all’Italia nel poter ridurre i crediti delle imprese verso la PPAA). Ma la questione è che questo limbo di sotterfugi, quando non di azioni negative, in cui l’Europa giace da quando è cominciata la crisi deve finire, in un modo o nell’altro.

Il nostro paese sta morendo, se non ve ne siete accorti. A differenza del pareggio di bilancio e dell’indipendenza della BCE che riflettono precise teorie economiche, l’adozione dell’Euro – che, suppongo, pure in questa piazza ancora qualcuno vorrebbe inscritta in Costituzione – è stata effettuata in violazione di qualunque logica economica, se non quella assai politica di importare la disciplina tedesca. Mentre a giocare allo sport preferito dai tedeschi abbiamo regolarmente perso, l’Euro oggi non è fallito, sta funzionando benissimo nel cercare di demolire a colpi di disoccupazione le conquiste di oltre un secolo. Ma naturalmente anche in questa piazza si mormorerà che le colpe sono nostre (o magari della finanza cattiva) e non dell’Euro. Di colpe ne abbiano molte, lo sappiamo tutti. Ma se non si acquisisce la consapevolezza che l’Europa così come è stata congegnata porta esattamente a questi risultati, non si avrà mai la capacità di andare in Europa con schiena dritta e idee chiare per affermare che la nostra Costituzione fonda la democrazia sul lavoro, e non sull’euro. Se l’unione monetaria cambia, bene, sennò amici come prima, senza terrorismi su cosa potrà mai accadere. Non lasciamo questi temi a Berlusconi. E peccato che il M5S stia perdendo questa occasione per condizionare un nuovo governo in questa direzione.
(Fonte)
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