domenica 24 marzo 2013

I marò e la farsa della pena di morte

Il nostro governo continua a coprirsi e a coprirci di ridicolo 



Non c’è nessun giallo attorno alla questione, solo un governo che fa il furbo per cercare di minimizzare i danni derivanti da una gestione disastrosa del caso.

PARLARE DI NIENTE - Quasi tutti i media italiani oggi riportano la contrapposizione tra la posizione del ministro della giustizia indiano e le dichiarazioni del nostro governo, che ha detto che ha fatto ritornare i marò in India perché ha ottenuto dal governo l’assicurazione che non rischiano la pena di morte e che potranno risiedere in ambasciata invece che in albergo.

FANNO GLI INDIANI? - Il ministro della giustizia indiana Ashwani Kumar interpellato dai giornalisti del suo  paese è sembrato escludere che una garanzia in tal senso sia possibile: “Niente pena di morte? Come fa il potere esecutivo a offrire garanzie sulla sentenza di un tribunale?”.

 O FACCIAMO I FURBI NOI? Posizione che non fa una piega e che ha aperto un nuovo “giallo” e costretto il nostro Staffan de Mistura a replicare, dicono le agenzie:
“C’è un documento scritto del ministro degli Esteri indiano, a nome del governo, che ci rassicura che non ci sarà la pena di morte. Per noi quella dichiarazione fa testo e ne ho avuto conferma ieri durante un incontro con il minstro degli Esteri indiano. Il ministro della Giustizia ha risposto ad una domanda durante un’intervista come avrebbe risposto qualsiasi ministro del mondo. È chiaro che un governo non può interferire con le decisioni di un potere giudiziario. Ma noi abbiamo un’assicurazione scritta che in questo caso specifico non si puoò considerare la pena di morte”.
UN BUFALA MALRIUSCITA - In realtà non esiste nessun giallo e hanno ragione sia il ministro della giustizia indiano che il nostro diplomatico. La realtà è che i marò non hanno mai rischiato, neppure in linea teorica, la pena di morte, perché in India, com’è facilmente verificabile, la pena di morte è ancora in vigore, ma erogata e portata a termine solo in casi rarissimi e riferiti a delitti particolarmente atroci. Le ultime quattro esecuzioni sono state portate a termine nel 1995, nel 2004, nel 2012 e nel 2013, con gli ultimi due casi relativi a due degli autori degli attacchi terroristici a Mumbai nel 2008 e al parlamento indiano nel 2001. Niente che possa accadere ai nostri marò, che più di un’accusa per omicidio colposo non possono subire.


TIRATA FUORI DAL NULLA - Casi quindi legati a delitti gravissimi e del tutto diversi dal nostro, per questo il ministero degli esteri indiano non avrà avuto nessuna difficoltà a scrivere quella lettera, da leggere non come un impegno, ma come una descrizione della realtà che ovviamente non era sconosciuta ai nostri diplomatici e ai nostri media, che mai prima d’ora avevano parlato di pena di morte. La pena di morte non è mai stata in discussione e se lo fosse stata verrebbe da chiedersi perché in precedenza l’Italia abbia rimandato i marò in India dopo la prima licenza. Si tratta semplicemente di una bufala, quella del nostro governo, che ha usato il pretesto dell’inutile lettera per raccontare agli italiani che l’annunciata decisione di non rimandare i marò in India, buffamente rimangiata allo scadere dei termini per i rientro, è servita  a strappare agli indiani qualcosa d’importante e non solo a fare una figuraccia da pataccari in mondovisione.

UNA FARSA IGNOBILE - Per questo non si può che essere d’accordo con la dichiarazione del Capo di Stato Maggiore della Difesa, ammiraglio Luigi Binelli Mantelli, che oggi ha detto che questa vicenda “Sra sempre di più assumendo i toni di una farsa”. Una vera ed enorme presa in giro ai danni degli italiani, prima ubriacati di sciocchezze patriottiche dal governo Berlusconi, massimo responsabile del disastro, e infine illusi e disinformati dal governo Monti e dai media che continuano a tenere bordone a queste pagliacciate.
 (Fonte)
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