mercoledì 26 dicembre 2012

LA VITA CHE CI HANNO TOLTO

Auguri, e che la rivoluzione abbia inizio



È che tu cresci pensando che ci sia un corso naturale delle cose.
Studi, vai alle elementari, alle medie, al liceo, all'università, poi trovi un lavoro e bene o male farai quel lavoro tutta la vita, fino a quando andrai in pensione.
O se non sarà quel lavoro sarà un altro simile, legato agli studi che hai fatto, alle tue competenze se non addirittura alle tue passioni.
Questo è ciò che si aspettava dalla vita chi è nato tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta. Quelli che hanno visto i loro genitori costruire spesso dal nulla una rassicurante solidità economica: la prima casa di proprietà, magari anche una seconda casa, i figli, i soldi per farli studiare, qualche viaggio ogni tanto, robe così.
Non si trattava di lusso, ma di benessere medio borghese, per quanto banale.
Quelli che invece hanno vent'anni oggi l'hanno già capito che questo non è affatto il corso naturale delle cose. Che anche se ti laurei, fai il master, i corsi di specializzazione poi hai molte più probabilità di finire nel magico mondo del lavoro interinale piuttosto che in quello del lavoro sicuro e ben retribuito. Quanto all'acquisto della casa, neanche a pensarci, e pure l'idea dei figli, oggi, appartiene alla categoria del lusso.
Loro lo sanno, perché questo hanno visto da subito.
Noi quarantenni invece restiamo sgomenti di fronte al precipitare degli eventi: non è questo che ci hanno insegnato.
Noi abbiamo impostato la vita su quei presupposti là, abbiamo il mutuo e abbiamo fatto pure i figli. I più ottimisti ne hanno fatti perfino tre. Pazzi.
Perché adesso ritrovarti a essere un esubero, dopo che sono 18 anni che lavori, ritrovarti cassaintegrato (cassaintegrato?!? io?!?) o a informarti su eventuali sussidi di disoccupazione (disoccupazione?!? io?!?) produce lo stesso effetto di, chessò, una badilata sulla testa. Produce un panico da nonsense, scompensi paralizzanti, nevrosi, depressione.
Ti viene la paura, e con lei il senso di colpa, ché ti senti pure una mollacciona, inadeguata, per niente "pushing", ché dove vai oggi se non sei "pushing"?

Oggi è la vigilia del Natale del 2012. La fine del mondo come l'avevano prevista i Maya non c’è stata, e questa è una bella notizia. Di sicuro, però, c’è stata la fine del mondo come l'avevo immaginato io, come l’avevamo immaginato noi.
Quello che spero, da domani e per gli anni a venire, è che tutti quanti insieme si possa riscrivere le regole di un gioco che ha dimostrato di non essere più divertente. Che si riesca a trasformare questo mondo in cui ci troviamo a lottare in qualcosa di più accogliente di quello che abitiamo oggi. Un mondo diverso, ma non per questo desolato. Anzi, magari più vero, sicuramente più ricco di umanità. Auguri!
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