venerdì 6 luglio 2012

BISOGNA INTRODURRE IL REATO DI TORTURA

 

A undici anni dal G8 2001, che ebbe luogo a Genova dal 19 al 21 luglio, Amnesty International constata con disappunto che le centinaia di vittime delle gravi violazioni dei diritti umani compiute in quei giorni da funzionari e agenti delle forze di polizia non hanno ottenuto piena giustizia, anche a causa della mancanza del reato di tortura nel codice penale e di misure di identificazione degli agenti durante le operazioni di ordine pubblico, come l'uso di codici alfanumerici sulle uniformi. 

Diversi casi emersi negli anni trascorsi da quegli eventi hanno continuato a chiamare in causa le responsabilità delle forze di polizia, confermando l’urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione delle violazioni. La condanna definitiva, confermata dal 21 giugno in Cassazione, per omicidio colposo degli agenti responsabili della morte di Federico Aldrovandi durante un fermo nel 2005; la sentenza definitiva per omicidio volontario dell’agente di polizia stradale che nel 2007 esplose il colpo di pistola che uccise Gabriele Sandri; i procedimenti in corso per la morte di Aldo Bianzino, Giuseppe Uva e Stefano Cucchi mentre si trovavano in stato di custodia; le accuse di lesioni, aggressione, sequestro di persona e calunnia agli agenti della polizia municipale che tennero in stato di fermo Emmanuel Bonsu; sono fatti che dovrebbero interrogare profondamente le istituzioni italiane e che confermano l’urgenza di misure legislative e istituzionali per la prevenzione degli abusi. 
Le forze di polizia sono attori chiave nella protezione dei diritti umani in ogni paese: hanno, tra le proprie responsabilità, quelle di ricevere denunce su abusi dei diritti umani, svolgere le indagini e garantire il corretto svolgimento delle manifestazioni, proteggendo chi vi partecipa da minacce e violenze. Perché questo ruolo sia riconosciuto nella sua importanza e svolto nella piena fiducia di tutti, sono essenziali il rispetto dei diritti umani, la prevenzione degli abusi, il riconoscimento delle responsabilità e una complessiva trasparenza.
Amnesty International chiede agli stati di assicurare che le forze di polizia operino nel rispetto degli standard internazionali sull’uso della forza e delle armi, di prevenire violazioni dei diritti umani e di assicurare indagini rapide e approfondite e procedimenti equi per l’accertamento delle responsabilità, quando emergano denunce di violazioni.
In Italia mancano tuttora importanti strumenti per la prevenzione e la punizione degli abusi, quali organismi di monitoraggio sul rispetto dei diritti umani e sui luoghi di detenzione, misure di identificazione degli agenti impegnati in operazioni di ordine pubblico e la previsione del reato di tortura nel codice penale.
(Da Amnesty International del 19/07/2011)


REATO DI TORTURA, AMNESTY INTERNATIONAL ITALIA SCRIVE AL MINISTRO SEVERINO: UN PRECISO OBBLIGO DEL GOVERNO ITALIANO DA LUNGO TRMPO DISATTESO, CON EFFETTI PRATICI NEGATIVI

Carlotta Sami, direttrice generale di Amnesty International Italia, ha inviato oggi una lettera al ministro della Giustizia, Paola Severino Di Benedetto, chiedendole di esercitare un ruolo fondamentale nell'assicurare che l'Italia introduca finalmente nel codice penale il reato di tortura, adottando un testo che sia in linea con il dettato della Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, ossia non restrittivo rispetto alla definizione in essa contenuta.
"Assicurare l'attuazione della Convenzione in tutte le sue parti, inclusa quella fondamentale di introdurre il reato di tortura nel codice penale, è un preciso obbligo del governo italiano, sinora disatteso, con effetti pratici molto negativi che non hanno mancato di farsi sentire in processi in cui le responsabilità di funzionari e agenti dello stato erano soggette ad accertamento" - si legge nella lettera al ministro Severino.
Amnesty International Italia ha accolto con molto favore la ripresa della discussione in sede parlamentare della proposta di introdurre il reato di tortura nel nostro ordinamento, attualmente all'esame della Commissione Giustizia del Senato.
Tuttavia, alcuni aspetti dell'ultimo testo proposto in Commissione Giustizia destano la preoccupazione dell'organizzazione per i diritti umani, come ad esempio, l'assenza degli elementi di intimidazione e coercizione tra le finalità della tortura e la sostituzione delle parole "fisiche o psichiche", contenute nella Convenzione delle Nazioni Unite contro la tortura, con il termine riduttivo "psico-fisiche".
Nella lettera, Carlotta Sami ha informato il ministro Severino che l'appello sul rispetto dei diritti umani da parte delle forze di polizia, rivolto al presidente del Consiglio Monti e ai presidenti delle Camere, è stato presentato come petizione popolare sia al Senato che alla Camera nel mese di maggio, date le migliaia di firme raccolte da Amnesty International Italia. 
(Da Amnesty International del 06/07/2012)
                               Per firmare l'appello 
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