giovedì 20 ottobre 2011

L'Italia delle povertà


Il Rapporto della Caritas e della Fondazione Zancan sarà presentato oggi all’Università Gregoriana in occasione della “Giornata mondiale della povertà”. Le anticipazioni, in linea con i numeri già diffusi dall’Istat, raccontano di un paese che evidentemente non trova soluzioni al numero crescente dei poveri. Si arriva agli 8,3 milioni del 2010 contro i 7,8 del 2007, il 20% dei quali é sotto i 35 anni.
Dati che sono la conseguenza di una crisi economica generale che solo una politica di protezione del welfare avrebbe potuto contenere, ma sarebbe servito un governo alternativo a quello attuale. Il Rapporto lancia soprattutto un monito a non far sparire dai numeri e dalle statistiche l’impoverimento progressivo di larghe fasce della popolazione che, in virtù dello spostamento della soglia riconosciuta di povertà, rischiano di non figurare più perché associate a un diverso valore, dato da una valutazione precedente, non considerando il provabilissimo impoverimento subentrato nel corso del tempo a fronte di zero interventi sull’occupazione e sul costo complessivo della vita.
L’impoverimento infatti va inquadrato attraverso un approccio più complesso che non si esaurisca solamente ai numeri delle entrate economiche per ogni famiglia. Essere poveri oggi in Italia significa molto di più. Innanzitutto accedere sempre meno e con sempre maggiore difficoltà ai diritti fondamentali che prima il sistema paese riusciva a garantire - dalla salute all’istruzione - o spesso di averli con livelli di qualità ed efficienza molto più bassi che in passato.
Seguono poi i disagi dell’occupazione giovanile, la perdita di tutele nel mercato del lavoro, la precarietà come standard della vita occupazionale e quindi anche personale. Oggi è facile ritrovarsi repentinamente in una situazione di povertà anche estrema. Basta perdere il lavoro e non avere una rete familiare di salvataggio, come per tanti anni ha avuto l’Italia. A dircelo, ad esempio, sono i dati sull’utenza italiana in aumento allo sportello di aiuto dell’Help center per i senzatetto. In un grande polo come quello della Stazione Centrale di Roma i senza dimora che prima erano soprattutto stranieri, sono italiani, uomini e giovani tra i 30 e i 49 anni. Spesso padri che hanno perduto il lavoro e che non vivono in casa dopo una separazione.
 Il Rapporto accende una luce su una povertà che non vediamo ancora, in modo prevalente, ai margini della società, ma che ha iniziato a trasformare la vita del ceto medio abbassandone progressivamente tutele e garanzie. Il povero è meno visibile, è dentro la società e non ne è estromesso. E’ un povero che deve ancora pienamente prendere coscienza di esserlo diventato, colpa di una negazione che persino dall’alto delle Istituzioni è stata cavalcata come arma d’imbonimento e rassicurazione.
Anche se molti sono gli anziani ridotti al limite della sussistenza, sono i giovani i protagonisti di questa matematica impietosa che non solo rendiconta la crisi, ma pronostica scenari di stallo, privi di dinamicità. Ora, se sarà su questo che il futuribile partito dei cattolici vorrà iniziare a lavorare da subito difficile credere che potrà farlo senza i partiti di sinistra e le piazza dei sindacati come FIOM e CGIL tutta.
Le schermaglie dell’ultima fase del governo Berlusconi, tenuto in piedi da quattro stampelle, e le ipotesi di alleanza lanciate dai partiti di sinistra e di centro rappresentano l’ennesimo colpo di coda di una politichetta che non ha compreso che a cambiare dev’essere il ragionamento politico e non le sue comparse d’occasione. Oltre la crisi c’è un modo nuovo di leggere i beni primari e i diritti, un modo di renderli immuni dal calcolo del profitto; il metodo di risparmio non è la spada dei tagli alla vita delle persone comuni.
E’ lì che ci porta questo bilancio della povertà grazie a chi sa o saprà capire che questi non sono numeri che possono rimanere ancora fuori alle porte delle Chiese o nelle mense del volontariato, ma sono questioni politiche ed etiche che devono finalmente entrare in Parlamento.
(da Altrenotizie del 16.10.2011 - di Rosa de Santis)

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